Sul cocuzzolo di un’alta montagna, sovrastante un piccolo paese, composto di casette di pietre e legno, adagiate su un gelido tappeto immacolato, si ergeva maestoso, un grande castello di ghiaccio. Era lì che abitava Santa Klaus. Tutti in paese lo conoscevano. Lo vedevano di frequente arrivare. Scendeva veloce sulla sua slitta trainata da dieci agili renne, per procacciarsi il materiale necessario alla costruzione dei suoi inconfondibili, artigianali giocattoli. Le tappe erano ogni volta, sempre le stesse. Bussava, per primo, alla porta del falegname. Da lui, regolarmente otteneva pezzi di legno di varie misure e dimensioni. Sarebbero serviti, ai suoi folletti , per costruire deliziosi trenini, macchinine, biglie, cavalli a dondolo, tricicli per i più piccini. Poi.., era la volta di nonna Maria, la sarta. Ella gli teneva in serbo, sempre nuovi ritagli di stoffa, avanzi di pizzi, bottoni, che, le abili mani delle fatine, avrebbero poi tramutato in bambole e nei loro eleganti, variopinti abitini. Anche nella piccola bottega del ferramenta, riusciva sempre a ricuperare qualcosa…; bulloni, viti, chiodi di ogni genere e lunghezza. Era poi di rigore la visita alla rustica osteria. Qui, Babbo Natale, si sedeva ed osservava la scoppiettante fiamma del camino. Godendone il calore, trangugiava bicchierini di vodka che lo riscaldavano, gli arrossavano le gote increspate dagli anni. Al ritorno, il freddo gli sarebbe così sembrato meno pungente, anche se avrebbe inumidito e creato cristalli di gelo, tra i fili bianchi della folta e lunga barba candida, di cui andava fiero. Era ormai sera. Uscito, si fermò, qualche minuto incantato a contemplare, sulla porta del piccolo locale, il paesaggio circostante. Era.. incantevole, magico...! Luci dorate illuminavano le finestre, emergendo dal buio delle facciate , facendo da sfondo a quelle minuscole, intermittenti e variopinte degli alti abeti, che, intersecandosi con quelle delle luminarie, creavano magici giochi di colore ed arabeschi. Quanta serenità gli trasmetteva quella contemplazione..!. "Se fosse stato solo quello, il Natale…!" - pensò - " Solo fatto di bagliori, serenità, festa, regali, sorrisi di bambini..! Come sarebbe stato bello…, denso solo di bontà ed altruismo, privo di ogni forma di egoismo e miseria….! Non ne aveva mai vissuto, purtroppo, uno simile…!"

L’Occhio, nelle sue elucubrazioni, non mancò di cadergli sull’orologio illuminato del campanile della modesta chiesa. Sorrise….Sembrava sospeso nel vuoto, in quell’angolo scuro…Gli ricordava, che doveva ripartire. Risalì sulla slitta e l’oro con cui era fregiata, illuminò la notte, il lungo e pur breve percorso. Un lieve strattone alle redini.. e le renne si librarono in volo, leggere, incuranti del gravoso peso che stavano trainando, fino che raggiunsero e planarono, ai piedi della bianca dimora . Al laboratorio, lo stavano attendendo. Erano ancora tanti i balocchi da ultimare e costruire. Tanti i piccini da accontentare, mentre mancavano solo pochi giorni alla vigilia di Natale, al giorno della ufficiale, capillare consegna. Santa Klaus, entrò nel primo. Lì, gli gnomi, momentaneamente disoccupati, stavano riposando. Qualcuno allungato sulle panche, altri con la testa abbandonata sul banco di lavoro.

Una voce potente tuonò paterna, destandoli di soprassalto, facendoli balzare in piedi tra inevitabili sbadigli ... "Su, su…! Basta bighellonare…! Svegliatevi..! C’è ancora troppo da fare. Non c’è tempo da perdere…!".

Li aiutò a scaricare l’abbondante, pregiato legno. Si rimisero all’opera. Il buon vecchio, entrò, poi, nella grande stanza delle fatine operaie. Si erano messe in cerchio e, sedute sul pavimento, chiacchieravano all’unisono, ridendo, in attesa di ricevere nuove disposizioni e nuove stoffe.

Da molte ceste, spuntavano buffe e delizione bambole, ormai ultimate, finemente rivestite. " Su, su….!" - le incitò - " Rimettetevi anche voi al lavoro….! Tante bimbe ancora attendono …!!!".

Le fatine, agitando lievemente le ali variopinte, si ritrovarono in piedi ed ognuna, si portò verso la personale postazione di lavoro, pronta a ricominciare. Chi con l’ago ed il filo, chi dietro efficienti macchine da cucire atte a semplificare i lavori più lunghi ed impegnativi. Infine, Babbo Natale, si accostò alla scrivania sommersa di fogli, che l’elfo segretario, indaffaratissimo stava leggendo.

Avevano da poco consegnato l’ultimo gigantesco pacco di corrispondenza ed era letteralmente sommerso da un numero indefinito, di altre letterine gremite di nuove richieste.

Tra le tante, Babbo Natale ne evidenziò ed estrasse un paio, liberandole da una moltitudine  di buste scritte con caratteri infantili e disuguali. Incuriosito, rigirò tra le mani la prima. Il foglio era candido, la carta pregiata. In un angolo era impresso uno stemma dorato.

" Ciao Babbo Natale" - diceva - " tra alcuni giorni partirai. Dovrai portare giocattoli a tanti bambini come me. La mia cameretta è già gremita di giochi di ogni tipo, di libri. Per questo vorrei un dono, quest’anno, che fosse particolarmente prezioso, unico, speciale..! Possiedo già tutto, non ho, quindi, particolari preferenze….! Lascio a te la scelta….Saprai ben tu cosa propormi…!Ti aspetto. Principe Ludovico di Camporeale "

Poi, aprì la seconda. La carta era spiegazzata, disseminata di tante piccole macchie scure. La calligrafia incerta, i caratteri quasi illeggibili. Quello che però, non riuscì a leggere, lo interpretò, lo percepì con l’intuito, la sensibilità di una persona generosa, avvezza a dare e fare tanto per i suoi piccoli amici. Una lacrima, scorrendo quelle righe, iniziò la sua corsa ricadendo sul foglio, sul nome del piccolo scrivente.

"Caro Papà Natale" — vi era scritto — " chissà quanti bambini avrai da accontentare quest’anno…! Forse non ti resterà neppure un piccolo dono per me. Forse, non riuscirai neppure a trovare la mia casa, perché io.., una vera casa non ce l’ho…! Sono povero. Vivo con il mio nonno ( tanto vecchio e stanco…).Non ho mai avuto un vero giocattolo. A volte non riusciamo a ragranellare neppure i soldi per cibarci…! A me basterebbe una cosa piccola piccola che mi facesse comprendere che anche per me è Natale …! Ciao. Ti voglio bene. Abito in una roulotte, vicino al fiume. Federico" . Santa Klaus, decise allora che avrebbe provveduto ed evaso le rispettive richieste, nel modo più equo.

Giunse la vigilia di Natale. Venne l’ora di partire, ricaricare la slitta. Ma non di grezzi materiali, questa volta, bensì di pacchi piccoli e grandi, contenenti giocattoli rifiniti a regola d’arte e bellissimi, ,avvolti in fogli di carta metallizzata, variopinta, rifiniti da decorativi, grandi fiocchi.

La slitta luminosa, riprese il volo, con Babbo Natale a bordo, stagliandosi ed emergendo dal cupo colore notturno del cielo. Planò su ogni città. Si fermò ad ogni casa. Calati attraverso i camini o deposti sulle soglie delle porte, furono lasciati i doni richiesti dai piccoli residenti. Sorvolò anche Camporeale. Non fu difficile evidenziare la torretta, i merli del grande castello. Ecco…, era lì che abitava Sua Altezza, il principino Ludovico.

Gli aveva chiesto un dono speciale. Lui glie lo avrebbe lasciato. Passando attraverso il prezioso, marmoreo camino, estrasse silenziosamente dalla grande sacca qualcosa.

Sul cristallo del vicino tavolino decorato in oro, depose, intagliato nel legno, un semplice cuore. Accanto lasciò un biglietto. Vi scrisse semplicemente… " E’ Natale…..!".

Poi.., rifacendo il percorso a ritroso, Babbo Natale, tornò alla slitta. Il fiume doveva trovarsi a pochi chilometri. Proprio nella direzione che aveva imboccato… Ma come trovare quella roulotte? Non vi erano luci ad illuminarne le sponde…Anche la luna aveva disertato il cielo, quella sera, ed era calata una nebbia sottile, fitta che rendeva ancor più difficoltosa la ricerca…Scrutò…, scrutò…, non vide nulla. Poi sconsolato supplicò… " Piccolo Gesù, ti prego…., fammi trovare quell’innocente…! Tu stai nascendo.., lui sta soffrendo..! Aiutami…!"… E fu dopo quell’ultima invocazione che la nebbia, all’improvviso, venne trafitta da un tenue raggio simile ad una freccia luminosa che indicava un punto invisibile ad occhio nudo. Lentamente, ordinò alle renne di abbassarsi e più si abbassavano, più prendeva forma, immersa e protetta da quella coltre umida , una sagoma allungata e bianca. Aveva evidenziato la roulotte. Una roulotte fatiscente, arrugginita… Gli si strinse il cuore. Vi si avvicinò. Percepì il pianto sommesso di un bambino. Pensò di lasciare al di fuori della porticina il suo dono, ma non riuscì a reggere a quei singhiozzi. Silenziosamente la spinse. Non trovò alcuna resistenza. La serratura era rotta. Rendendosi invisibile, entrò e nell’oscurità notò Federico, piccolo, biondo, tremante per il freddo, rannicchiato sulla sua brandina. Estrasse dal grande sacco una spessa, calda coperta, lo coprì. Sempre silenziosamente gli adagio sulla panchetta vicina, uno trenino ed una busta. Quella, era il suo dono personale. Conteneva diverse banconote. Completò il tutto con un candido biglietto. Anche su questo, aveva scritto…." E’ Natale..!". Si curvò per appoggiare un lieve bacio sul viso del bambino che, magicamente, al calore della coperta, si era addormentato.

"Buon Natale, Federico..!", gli sussurrò "Buon Natale piccolo mio…! Sono accanto a te…!"

Quando lasciò quella misera residenza, sentì il cuore leggero….!Immaginò il suo sorriso, al risveglio, la mattina. Il suo stupore, la felicità. Quel solo pensiero, lo rese altrettanto felice…

Pensò, poi, al piccolo principe…Sicuramente sarebbe rimasto deluso.., ma avrebbe compreso presto il profondo significato di quel cuore.. L’avrebbe aiutato a capire che solo la povertà, il vero bisogno, portano ad apprezzare le cose più umili. Forse gli avrebbe insegnato e lo avrebbe spinto a donare a chi era meno fortunato di lui..

Qualsiasi cosa gli avesse portato di prezioso.., non avrebbe saputo apprezzarlo, ne era certo. La vita gli aveva già elargito a piene mani, tutto e più del dovuto.

La slitta riprese la sua corsa per le vie del cielo, verso il castello di ghiaccio. Santa Klaus sfinito, serenamente, affrontando il ritorno, si addormentò.

 

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