L’alto orologio a pendolo, scoccò nove metallici rintocchi. Ambra lasciò l’acquaio dopo aver deposto l’ultimo bicchiere lavato. Asciugandosi frettolosamente le mani, si avvicinò alla morbida poltrona dov’era sprofondata Elisa, che aveva lasciata immersa nella lettura del suo libro preferito

Era giunta l’ora di abbandonarlo, rideporlo nella capiente libreria, andare a letto.. Sorrise nel costatare che si era addormentata, la testa appoggiata sul braccino abbandonato sul bracciolo. I lunghi capelli castani e scomposti, celavano parzialmente l’ovale delicato del viso. Sulle ginocchia, il volume ancora aperto sulla pagina della fiaba che prediligeva. <Biancaneve e i sette nani>, giaceva in bilico tra quella scomoda postazione ed il pavimento. Delicatamente, la donna lo richiuse adagiandolo sul vicino tavolino. Sollevò poi la piccola lentamente, con delicatezza, per non destarla. Reggendola dolcemente, la portò lungo la scalinata al piano superiore dove l’attendeva una cameretta rosa confetto ed un lettino profumato di fresco. La guardò con amore, prima di ricoprirla dopo avervela adagiata. La riguardò prima di uscire…L’abat Jour, sul comodino, svettando faticosamente tra tanti invadenti peluche, stava illuminando con la sua luce dorata, calda, avvolgente, un faccino infantile nel dolce abbandono del sonno. Tra le trine color cipria del lenzuolo, la bimba sembrava emergere come una bellissima bambola di porcellana. Era adorabile…, pensò Ambra. Quando la sentì farfugliare qualche incomprensibile parola e mormorare un nome…, si rese conto che stava sognando. Spense il lume.., si allontanò, richiudendosi la porta alle spalle.

Elisa stava camminando in un grande bosco, cercando di non calpestare piccoli fiori bianchi e rosa che timidamente emergevano tra il tenero verde dell’erba. Di tanto in tanto, si fermava ad osservare intimidita gli altissimi alberi che la sovrastavano. Le fronde sembravano unirsi in un abbraccio, formando, sopra di lei, un cielo di fitto, lucente fogliame solo a tratti interrotto da un triangolo d’azzurro. Raggi caldi, dorati, sgomitavano tra la palpitante barriera per arrivare a lambire piccoli spazi smeraldo. Era sola.., completamente sola…Lei, così piccina in quell’immensità. Si guardò intorno, cercando spaurita, sgomenta, gli occhi della mamma. Non li trovò a soccorrerla, consolarla, com’era solita fare…! Fu pervasa dall’angoscia…Si accasciò ai piedi di una grande quercia cingendo le ginocchia con le braccia, tuffando il visetto in quell’incavo tiepido, lasciando che le lacrime sgorgassero copiose a bagnare il vaporoso abitino immacolato.

Un fruscio simile ad un soffio di vento, improvvisamente la raggiunse. Un leggero rumore di passi. Una mano lieve le sfiorò dolcemente i capelli. -"Perché piangi? Hai smarrito la strada di casa, piccola bambina?" - Era dolce e giovane quella voce…! Era gentile e buona, non doveva temerla, pensò Elisa. Alzò timidamente gli occhi arrossati, mentre qualche lacrima finiva la sua corsa lungo guancette di fuoco. Rimase estasiata ad osservare la sua interlocutrice. La fanciulla che le stava dinnanzi, era bellissima. L’incarnato, bianco come il latte, creava un forte contrasto con i lunghi capelli corvini trattenuti da un vezzoso nastro scarlatto. Quello però che più la colpì, fu lo strano abito che indossava. Osservò il corsetto nero che aderiva su un busto apparentemente acerbo, su cui si aprivano, simili a corolle, ricche, corte maniche a sbuffo del colore del sole, arricchite da spicchi in raso sanguigno.

Lunga e dorata la gonna, lasciava intravedere un ricco, candido sottogonna.

"Che strano vestito!" - pensò la bambina… - "le ragazze che passeggiano e vedo, quando mamma mi porta ai giardini a giocare, non sono vestite in questo modo! Eppure…., mi ricorda qualcosa..!"

La ragazza, dolcissima, si chinò verso di lei. Sollevandole il mento, le domandò…

-" Come ti chiami piccola? Perché ti trovi sola in questo bosco?" -

- " Mi chiamo Elisa. Perché mi trovo qui, proprio non lo so..!" - rispose  - " Tu chi sei? Dove stai andando?".

Il viso della "ninfa" del bosco si fece mesto.. -"Sto fuggendo dalla mia matrigna" - mormorò - "So che vuole farmi uccidere. Sono una principessa, mi chiamo….. Biancaneve..!".

Gli occhioni di Elisa si spalancarono increduli. Allibita esclamò…: "Biancaneve? Ma come hai potuto uscire dalla mia favola preferita? Cosa ci fai qui... nel mio mondo?".

-" No, piccola, non sono stata io ad entrare nel tuo…., tu sei penetrata nel mio…! Vedi…, esiste una porticina d’oro che divide la realtà dal sogno..! L’innocenza, la bontà, sono le chiavi per poterla aprire senza difficoltà. Tu stavi leggendo e soffrendo per le mie disavventure; ti sei addormentata pensandomi… La pietà che hai provata, ha fatto schiudere il magico passaggio…. Nel sonno l’hai attraversato… Sei l’angelo inviato che può salvarmi la vita, che può modificare la favola..!".

-"Io…??? Davvero, Biancaneve? Ma come potrei modificarla? Non sono che una bambina, non ho alcun potere!" -

-" Basta che tu chiuda gli occhi. Basta che desideri ardentemente una conclusione differente da quella che è stata scritta…! Quello che desidererai accadrà! La mia matrigna mi odia. Al contrario, io vorrei mi amasse, anche se…" - una lacrima prese a correre lungo la guancia - "non potrà mai essere come la mia vera madre..! Lei era diversa, splendida, mi adorava." - Biancaneve parlava ora di lei, con il viso pervaso da una profonda malinconia -" Non avrebbe mai permesso che qualcuno mi facesse del male. E’ morta quando ero piccina e papà, ha dovuto risposarsi..!Tu puoi trasformare la sua malvagità in bontà. Tu, puoi impedire che il mio obbligato soggiorno presso gli amici nani, mi porti alla morte! Ti prego, aiutami!!! Con il principe Gualtiero di Acquazzurra sono fidanzata da tempo. Il mio matrimonio è alle porte e sarei tanto triste se non potessi averla accanto il giorno delle mie nozze..! Non mi è rimasta che lei, della mia famiglia....!".

In lontananza, si materializzò, tra i tronchi, una figura massiccia. Mentre si avvicinava, osservando incuriosita, la bimba notò il grosso fucile da caccia che teneva tra le mani. - "Oddio.., il cacciatore…! Principessa, ti prego, nasconditi dietro quel cespuglio! Ti chiamerò appena se ne sarà andato..! Sei in pericolo!!" -

Biancaneve obbedì dopo aver deposto un frettoloso bacio sulla guancia accesa della piccola. Si appostò silenziosa dietro quello più vicino, osservando, tra la ragnatela dei rami, quanto stava accadendo a pochi metri da lei. Con finta noncuranza, Elisa iniziò a raccogliere e formare un piccolo mazzo di margheritine, fintanto che un’ombra alta e cupa si proiettò accanto alla sua figuretta esile. Alzò fiera il visino… -" E tu chi sei!"- lo apostrofò..

Il volto arcigno dell’omaccione, si distese per una frazione di secondo in un tenero sorriso.

- "Non temere, piccina, sono un cacciatore e non sto cercando te! Non ti farò alcun male..!" -Gli occhioni di cielo di Elisa si spalancarono simulando finto stupore.

-"Perché? Hai smarrito qualcosa in questo bosco, grande signore? Cosa vai cercando?" -

- "Bimbetta curiosa…, non ho smarrito nulla. Cerco solo una ragazzina. Si chiama Biancaneve " -

-"Perché la cerchi? E’ forse la tua bambina?" - Un’espressione imbarazzata, comparve sul volto del cacciatore. -"No"  - egli sbottò - " ho avuto ordine di ucciderla…!"- La bambina lo guardò dritto in quegli occhi piccoli e nervosi. Osservò il viso abbronzato, solcato da rughe profonde, la lunga barba brizzolata ed incolta. Non poteva, dedusse, essere tanto cattivo. Lo affrontò decisa.

- "Cacciatore.. tu vorresti uccidere una ragazzina innocente? Se Biancaneve fosse tua figlia e qualcuno decidesse di farla morire, cosa faresti?" - L’uomo abbassò lo sguardo visibilmente turbato - "Non lo permetterei..!"- rispose.

-" Non è Biancaneve che deve morire..! E’ solo il cuore della matrigna che deve diventare più dolce, deve imparare ad amare, cacciatore..!" - Gli occhioni si puntarono fissi sul volto dell’uomo. Lacrime calde, notò trionfante, stavano rigandoglielo. " Hai ragione, piccola..!Biancaneve vivrà. Sarò io a proteggerla contro tutti coloro che vorranno farle del male! Ricordo che quando era piccina, giocava sempre con la mia Caterina. Sono cresciute insieme come due sorelline. Biancaneve è sempre stata buona con lei, non ha mai fatto pesare il privilegio di essere nata principessa. All’epoca, c’era ancora la sua mamma, la povera regina ed era in vita il re, che tanto l’amava" - Poi, sempre più turbato, soggiunse…- "Grazie, piccola, hai fatto ritrovare, nei ricordi, un cuore a quest’orso convinto di averlo smarrito per obbedienza! Cara, dolce Biancaneve…! La matrigna cambierà. Le parlerò, te lo prometto…!"- Dal cespuglio, un giovane tornado commosso, dagli occhioni gonfi di pianto, sgattaiolò fuori gettandosi tra le braccia dell’uomo. Il cacciatore l’abbracciò, sotto lo sguardo intenerito di Elisa, poi, chinandosi, abbracciò anche lei. Quando l’uomo si fu allontanato, giunse un lontano rumore di zoccoli che diventava sempre più nitido e distinto. Un maestoso destriero bianco, stava galoppando velocemente verso di loro, le stava raggiungendo. Lo cavalcava un giovane bellissimo dai lunghi capelli biondi. Il vento, gonfiava il mantello di lucente raso azzurro. Raggiunta Biancaneve, smontò da cavallo per abbracciarla. Notò la bimba. Lanciandole un’occhiata vivace e tenera, la salutò con un inchino.

Era quello il suo fidanzato, spiegò la principessa ed a lui, lei narrò quanto di fantastico era riuscita a fare quella tenera mediatrice in carne ed ossa, arrivata, dal mondo reale come per incanto. Il terzetto si sedette sul prato ed i due giovani iniziarono a pianificare i dettagli del matrimonio che sarebbe stato celebrato il giorno successivo. Tra gli invitati, ci sarebbero stati i sette nani, tutte le fate ed i folletti del bosco, la regina e, per espresso desiderio, anche la loro tenera benefattrice. -" Ci sarai domani, alle mie nozze, vero Elisa?"- supplicò Biancaneve — "Non potrò mai dimenticare quanto hai fatto per me". La piccola, scosse la testolina in segno di diniego. " No, Principessa, ti sono grata per l’invito.., ma.. non posso fermarmi tanto a lungo..! Domani devo andare a scuola.., la mamma alle sette verrà a svegliarmi..! Mi sarebbe piaciuto, credimi…! Solo che…. non so come fare, ora, per tornare indietro…!"-

-"Non temere, Elisa" - sussurrò Biancaneve - " è molto più semplice di quanto tu possa immaginare.Vedi laggiù quel tratto di stradina fiancheggiata da due siepi di rose candide? In fondo a quel breve corridoio profumato, si apre, quasi per incanto una breve galleria che si rende visibile solo quando ne sei in prossimità. E’ illuminata e brevissima, avvolta da una nebbia dorata. Tu non te ne accorgerai, ma in quella nebbia luminosa, si riaprirà la porticina d’oro oltre la quale, sarai nuovamente nella tua casa, nel tuo lettino. Sarà Gualtiero a portarti fin laggiù…!"-

-"Grazie, dolce principessa, allora forse è meglio che vada…, ma ti prometto che tornerò.., tornerò a trovarti. Mi sarebbe piaciuto restare, sai? Chissà come sarai bella! Che abito meraviglioso avrai! Non ti dimenticherò, Biancaneve, non ti dimenticherò!" -

- "Se proprio devi andare, Elisa, non farò nulla per cercare di trattenerti..! Lascia solo che ti dica che mi mancherai, mia  tenera amica!".

Biancaneve si chinò raccolse dei fili d’erba, li intrecciò abilmente fino a ricavarne un cuore, poi ricoprì il cuore di smeraldo con tanti fiorellini bianchi e rosa e ne compose tre iniziali. Una B intrecciata ad una G e ad una E. Lo offrì alla piccola, commossa…- " Questo è il mio cuore, Elisa. Non dimenticarmi, torna presto, sarai gradita ospite nel nostro castello…!"-

-" Tornerò, Biancaneve, tornerò" - La bambina e la ragazza rimasero abbracciate a lungo, poi il giovane, rimontò sul bianco destriero.. -"Andiamo, piccina, ti porto all’imbocco della galleria"- Si sporse ed allungò il braccio per prenderla dalle mani della fidanzata che, per agevolarne la salita, l’aveva sollevata e glie la stava porgendo. -"A presto, piccolo angelo! Arrivederci Elisa!" - Il braccino, mentre l’elegante cavallo iniziava la sua corsa, si sollevò in un ultimo saluto.

Ecco le due siepi di rose e d’improvviso… un bagliore accecante…;la galleria…

Il principe si fermò, ne discese, prese tra le braccia la bambina per aiutarla a scendere. -"Ora, devi proseguire da sola,  io... non posso entrare! Ciao, Eli, non dimenticarci?" - L’abbracciò.

Elisa ricambiò l’abbraccio e tenendo stretto nella manina il piccolo cuore d’erba e fiori, imboccò timorosa, ma eccitata e felice, la galleria di luce.

Alle sette in punto, la mamma socchiuse la porta della stanza. la figlioletta dormiva. Spostò i tendaggi per permettere al sole di darle il primo bacio, poi si avvicinò al lettino per svegliarla. Sul lenzuolo impalpabile color cipria, ancor trattenuto dalle piccole dita, era appoggiato un cuore intrecciato con erba e tenerissime corolle.

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