Esistono santificazioni che talvolta lasciano perplessi; non tanto per le motivazioni che ne muovono e giustificano l’ingranaggio, ma per quel senso di intima ingiustizia che si avverte quando avvenimenti analoghi ed aghiaccianti, si ripresentano. Quando nuovi bambini, soccombono per mano di mostri senz’anima, schiacciati da violenza sconcertante, disumana, violati nel corpo, nell’anima. Martiri di una diversa epoca, ma con la stessa essenza, simili in tutto e per tutto a Maria, non proiettati, però, ad ottenerne lo stesso privilegio….! Angeli affidati esclusivamente alla pietosa memoria della gente, ma a cui sarà forse ingiustamente negato, l’onore degli altari. Angeli anonimi che dal cielo, vedranno i loro aguzzini in breve relegati agli arresti domiciliari o addirittura liberati.  Forse pronti a ricolpire, ad incrementare, con altri innocenti, l’esercito celeste. Voglio quindi pensare a quella lontana, ma pur vicina Santa bambina, come agnello immolato, perché si erga a tutela, a protezione di tutti quei teneri fiori recisi. Maria Goretti…, angelo indiscusso… tra sempre nuovi angeli….

 

 

Per trattare questa vicenda, ho voluto penetrare in punta di piedi nella breve vita della piccola. Ho letto e ancora letto testimonianze che non mi offrivano quanto cercavo…Ognuna di esse mi proponeva sempre la stessa immagine a mio avviso incompleta, proiettata ad evidenziarne la santità, mettendo però in ombra, annientando, il lato umano del personaggio stesso. Al termine di ogni lettura, mi accorgevo che al mio puzzle mancava sempre qualcosa… Quel sapore…. terreno….che mi offrisse la possibilità di conoscerla quale in realtà era; che me la presentasse pure con qualche piccola debolezza, inserita nel contesto della fine 800 e in una realtà intrisa di miseria… Ho iniziato a scandagliare libri; ed è proprio da uno di questi che Maria, è emersa viva, autentica nella sua timida, introversa personalità , aggiungendo, nella mente, nel cuore, quei tasselli che mancavano alla composizione dell’intimo mosaico che avevo cercato in ogni modo di completare.

Chi era realmente questa undicenne? Il nome reale impostole, fu Maria Teresa, ma da subito, venne chiamata Maria. Battezzata tempestivamente il giorno successivo, data l’alta mortalità infantile dell’epoca, ebbe cinque fratelli. Lei, la sesta dal punto di vista numerico, era però seconda in graduatoria. I genitori, Luigi Goretti ed Assunta Carlini, contadini costretti ad emigrare per poter lavorare, si stabilirono, quale ultima tappa del loro pellegrinare, a Ferriere di Conca, nell’Agro Pontino in provincia di Roma. Territorio paludoso, su cui imperversava lo spettro della malaria che falciava un numero immane di vite umane e si portò via, nel 1900, anche lo stesso capofamiglia. Quando la piccola vi giunse, non aveva che otto anni e la prospettiva di una vita non propriamente parametrata alla sua tenera età. Si alzava la notte per accendere il fuoco e portare da mangiare alle galline nel pollaio. Si occupava della frugale colazione per i familiari a base di polenta, acqua, pane vecchio. Riassettava, si recava ben due volte al giorno, alla fonte a prendere l’acqua, facendo ritorno con due stracolmi, gravosi secchi. Preparava lo scarso pranzo, lavava i piatti, rammendava. Doveva prendersi cura dell’orticello, portare pane e acqua, a chi lavorava nei campi….Non viene descritta particolarmente religiosa. Non poteva però sottrarsi alle preghiere, ai rosari, alle messe domenicali, dato che erano parte integrante dell’ambiente in cui viveva. Quello che maggiormente la incantava ed attraeva, era la stampa della Madonna col Bambino presente nella casa. Una Madre ed un Bimbo, belli, puliti, tanto diversi e lontani dallo squallore dell’esistenza in cui, suo malgrado, si trovava inserita. Era una contadinella. Dato il carente concetto di pulizia, pure personale, di quei tempi, si presume che anche il suo abbigliamento fosse in sintonia con l’ambiente; quindi, sporco, sempre uguale, sbrindellato. Non era la prima volta che Alessandro Serenelli, tentava "agguati" nei suoi confronti, ma Maria era sempre riuscita a difendersi e sfuggire da tutto quanto era considerato peccaminoso, degno del fuoco dell’inferno. Quel maledetto sabato 5 luglio del 1902, la resistenza opposta all’ennesimo assalto, il suo vano tentativo di difesa, si conclusero tragicamente. Il ferro del punteruolo del ragazzo, le oltrepassò le vesti e le penetrò, con violenza, nel ventre. La bambina tentò di fuggire. Venne nuovamente colpita. Riuscì ancora a rialzarsi, a raggiungere la porta, nel tentativo di chiedere aiuto alla madre, ma, afferrata per la gola, avvertì il punteruolo abbattersi nuovamente, ferocemente, per altre sei volte, nella sua schiena. In tutto 14 coltellate, prima che il giovane si allontanasse. Fu proprio lei, ferita mortalmente, a confessare alla madre il nome del suo carnefice. Quando giunse il medico di Nettuno, Maria, che perdeva sangue da tre ore, venne caricata sul carro ambulanza ed accompagnata, insieme a mamma Assunta, in Ospedale. Operata senza anestesia all’intestino, al polmone sinistro, impaurita, sofferente, invocava l’aiuto della Madonna. L’operazione risultò vana. La piccola spirò, perdonando colui che l’aveva privata della vita. Il processo per la canonizzazione, avvenne tra molte contraddizioni da parte della mamma Assunta e dello stesso Serenelli, tanto da far vacillare, rischiar di compromettere, il fine ultimo dello stesso. Per mano di Papa Pacelli, Maria prese il volo, guadagnando la via degli altari, consegnata alla venerazione dei fedeli. La Chiesa, ha strutturato l’effige di cera che ricopre le povere ossa conservate ed esposte nella cripta della basilica di Nettuno, con tratti somatici delicati e bellissimi; quelli di una fanciulla dai lunghi capelli, scalza, adagiata su un drappo rosso, rivestita di damasco bianco e seta azzurra.

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